Tanto fumo e poco arrosto

Questa foto scattata dall’utente Marco Luppolastro di M3V il 14 maggio 2023 nei pressi di Padova, lungo il fiume Bacchiglione, è davvero coinvolgente. Prima di tutto la linea netta di cumulus allo stadio congestus è bella di suo. Colori, ambientazione, sfondo, mi piace tutto. Ma qui c’è qualcosa di più, c’è un gioco di luci (ma soprattutto ombre!) che fanno apparire l’ammasso nuvoloso talmente denso da sembrare solido. Normalmente per una nebbia molto fitta si dice che “si può tagliare con il coltello”, qui io col coltello ci affetterei queste nuvole, solo per la curiosità di vedere come sono fatte dentro 😀 Ma non illudiamoci: il coltello, in realtà, affonderebbe nel nulla. È tutta scena… si tratta semplicemente di un ammasso di microscopiche goccioline d’acqua in penombra. Vero, la specie congestus è quella più “cattiva” della varietà cumulus, ma il prodotto di questa nube tanto esibizionista si limita a qualche leggero rovescio e un accenno di lowering, quella specie di “coda” attaccata alla base. Insomma, anche un peso welter delle nubi può talvolta giocare a fare il Cassius Clay 😛

È come vivere in un sogno

E niente, se abitassi al mare gli aggiornamenti a questo sito sarebbero quotidiani 😉
Sono reduce da una breve vacanza sulla costa romagnola e ogni volta che varcavo l’uscio era una gioia. Il sogno di tutti i cloudspotters del mondo. Bastava scendere in spiaggia per sgranare gli occhi e chiedermi perché proprio io dovevo nascere in una gabbia di roccia, chiusa in tre direzioni su quattro, con lo sguardo che letteralmente sbatte contro montagne in grigioverde. A Misano Adriatico, invece, ci sono centottanta gradi di cielo per cercare qualcosa di cui godere. Tanto per fare qualche esempio, anche il più piccolo dei cumulus ha la sua bella boccuccia (lowering) da cui aspira l’aria calda e umida del mare. Molte delle nubi che ho osservato in quei giorni, disponendo di ottime quantità di energia, si sono esibite in curiose protuberanze, tra l’altro difficilmente classificabili, che si estendevano talvolta per decine di chilometri. Ma uno degli spettacoli più belli è stato questo in foto: un flebile banco di cirrocumulus si è dissolto al tramonto in una cascata di cristalli di ghiaccio, generando la particolarità supplementare chiamata virga. Il fatto che le virgae abbiano una forma distorta è dovuto alle variazioni di velocità del vento in quota: a diecimila e passa metri soffia forte, mentre più in basso è moderato. I cristalli di ghiaccio in caduta incontrano quindi correnti via via più deboli e “rimangono indietro” rispetto alla nube che li ha generati. Ecco quindi questo straordinario effetto, degli eterei capelli che si sciolgono al vento. Scienza e poesia insieme.
Insomma… mare, tutta la vita 😉

Trappola mortale

E niente, davanti a certe foto è amore nefologico a prima vista. Come nel caso di questo scatto, pubblicato da Alessandro (utente the master) sul forum di MeteoTriveneto. La foto è del 15 marzo 2023, viene dalla provincia di Pordenone ed è stata scattata in una delle rare giornate di instabilità atmosferica di un disgraziato periodo siccitoso per tutto il Nord Italia. Inevitabile che l’occhio caschi sulla cella temporalesca in primo piano, che si apre a ventaglio nel cielo dispiegando tutto il suo campionario di acqua, neve e grandine. Per me la cosa più interessante della foto sono però i cumulus congestus (le nubi cumuliformi visibili sulla destra) letteralmente piegati, quasi a genuflettersi dinnanzi alla potenza della nube regina. Non si tratta di un effetto prospettico o di qualche strana distorsione nell’immagine; i congesti stanno davvero per essere risucchiati dalla cella principale, che funge da vero e proprio aspirapolvere naturale. C’è una zona della nube, infatti, dove l’aria calda e umida viene richiamata dalle aree circostanti e sparata verso l’alto; questa colonna in ascesa si chiama updraft. Di converso, nelle nubi temporalesche esiste anche una zona in cui le correnti cadono vertiginosamente verso il basso sotto la spinta delle precipitazioni; essa viene chiamata downdraft. Ebbene, proprio tali correnti concluderanno il lavoro: dopo la cattura, il downdraft provvederà a disarticolare la struttura dei poveri congesti, che verranno “digeriti” dentro il corpaccione della nube principale. Sembra il racconto di una predazione nel mondo animale… un po’ inquietante, non è vero?

Nuvole coronate

Foto scattata dall’amico-ciclista Oscar a Ponte Uso, nel Riminese, che mi ha subito colpito per due motivi. Molto curiosa la variante di corona solare, la cui forma molto frastagliata è dovuta alle irregolarità delle unità che costituiscono lo strato nuvoloso… a me sembra davvero uno sticker meteo! E poi l’immagine ci ripropone l’eterno, amletico dubbio: cirrocumulus o altocumulus? L’altitudine è sempre la prima discriminante, ma in questo caso il sito http://weather.uwyo.edu/upperair/europe.html non riporta un radiosondaggio abbastanza vicino al luogo dello scatto. Basandomi però sulle condizioni meteo di quel giorno (correnti tese nordorientali, molto fresche e secche, quindi poco inclini a generare nubi “corpose”) e sull’aspetto del banco di nubi (elementi di piccole dimensioni, nessuna ombra nemmeno sul lato più lontano dal sole) propendo per i cirrocumulus. Constato in ogni caso che passare del tempo all’aperto, a contatto con la Natura ed i suoi fenomeni, affina la sensibilità del fotografo che è in noi. E se il fotografo è anche ciclista, il cielo non ha più segreti 😉

Affreschi di cielo

Premetto una cosa: questa è una fotografia, non un quadro. Siamo a Trani, nel marzo 2023. L’amico Claus ha avuto la fortuna e l’accortezza di immortalare questa meraviglia dal porticciolo della cittadina pugliese affacciata sul mare Adriatico. L’immagine è di una tale bellezza che mi riesce strano procedere alla classificazione di quelle nubi lassù, che si tingono dei colori del tramonto… mi sembra quasi di voler riportare sulla terra qualcosa che appartiene al mondo dei sogni. Però lasciatemelo dire: ancora una volta le amiche nuvole riescono a dare un tocco di magia ad un quadretto già pregevole di suo. Perché quella strisciata di rosa e grigio e quelle forme globulari sembrano opera di qualche maestro della pittura che si trastulla a decorare la tela del cielo. Una tela assai particolare, eterea, che richiede un colpo di pennello davvero lieve 😉
OK, basta fantasticare! Quelle nubi che se ne stanno appese a mezz’aria appartengono alla specie altocumulus, genere lenticularis. In quota soffiano senza dubbio correnti tese, e in questi casi basta la presenza di modesti rilievi per dare vita a forme arrotondate o allungate, dai bordi levigati.
Che dire… grazie Natura, e grazie Claus 😉

Un momento tutto d’oro

Nonostante la durata della loro vita ci possa apparire miserrima, sono convinto che le nuvole siano entità felici e fortunate.
Esse hanno tutta la mia invidia in due particolari momenti della giornata: l’alba e il tramonto. Perché è proprio in queste occasioni che le nostre vaporose amiche godono di un posto in prima fila dinnanzi ad un palcoscenico dai mille colori. Se ne stanno lì, senza nemmeno aver pagato il biglietto, a gustarsi lo spettacolo, magari chiacchierando del più e del meno, di come si è vestito il signor Cumulonembo o della pancetta che ha messo su la signora Stratocumulo… fa sorridere? Beh, vi sfido a dimostrarmi che non è vero! 😉
Ho già presentato in passato alcune foto a riguardo (qui, per esempio), e in questo post riporto un altro esempio dei privilegi di chi abita in cielo. Questi altocumuli sono “nati” nel momento giusto per godersi uno straordinario tramonto sul lago di Garda, immortalato grazie alla sensibilità dell’amica Alessandra.
Potrei definirmi felice e fortunato se io fossi una di quelle nuvole e se la mia vita fosse fatta di quell’unico, meraviglioso momento colorato? Io dico di sì, assolutamente sì. E non m’importa che il benpensante di turno arricci il naso ricordandomi certi “valori” tipici di questa società malata: il sacrificio, il successo, il lavoro, il denaro e l’enorme quantità di tempo ad essi dedicata. Io vorrei essere lassù, a godermi quell’intermezzo di felicità assoluta e incondizionata. Pochi giri di lancette che valgono molto più di una vita di orrida normalità. Dal nulla alla felicità, e ritorno. Io ci starei, eccome.

PS: preso dalla narrazione, dimenticavo l’aspetto nefologico! Trattasi, come detto, di nuvole del genere altocumulus. La specie stratiformis (ampia estensione orizzontale) dovrebbe essere quella prevalente, anche se in condizioni di luce radente l’errore è sempre dietro l’angolo. È possibile infatti che i colori così accesi esaltino fin troppo i volumi e le volute, donando corposità a quello che potrebbe essere un banco di nubi ben più esile e sfilacciato. Per placare la curiosità del contemplatore di nuvole ci vorrebbe una foto scattata un poco prima. Ma non fa nulla: l’attimo più importante è stato colto 🙂

Roll allo sbando!

Strano titolo, ma non me ne veniva uno più calzante. La foto è stata scattata il 18 agosto 2022 nei pressi di Padova dall’utente di Meteo Triveneto Luppolastro e pubblicata qui. Siamo in una situazione di forte instabilità atmosferica, con una “goccia” di aria fresca che sta provocando un gran trambusto sul Centro-Nord Italia. Quel giorno nubifragi e colpi di vento hanno interessato molte regioni, tra cui il Veneto, anche con danni. Questa foto è molto particolare in quanto ha immortalato un curioso andirivieni di roll cloud (quelle strane nubi a forma di rullo o tubo) che si muovono in direzioni diverse. Cosa molto singolare, in quanto generalmente un temporale “monopolizza” una determinata area e può dare vita ad una roll cloud, una sola, che indica il punto in cui l’aria fredda in discesa dalla cella temporalesca solleva violentemente la massa d’aria calda e umida preesistente. Qui, invece, si distinguono ben tre diverse roll (una allo stadio senescente) “partite” evidentemente da temporali diversi e impegnate in un rendez-vous sui cieli di Padova. Dal punto di vista della classificazione nefologica possiamo parlare del genere stratocumulus e della specie volutus. La World Meteorologial Organization definisce “rara” l’osservazione di una nube a rullo… figuriamoci tre tutte insieme!

Virga, virghe, virgae… sempre belle sono!

E sempre restando sull’argomento “virga”, ecco saltar fuori dalla discussione a questo link di M3V uno spettacolare esempio di cirrus floccus virga. In questo caso la nube generatrice c’è e si vede, nonostante risulti di dimensioni ridotte rispetto al resto del “corpo”. Ogni piccolo cirro presente alla sommità ha dato origine a questi filamenti (la particolarità supplementare virga, appunto), che perdendo quota si trovano ad attraversare strati d’aria con velocità diverse, distendendosi e trasformandosi in lunghe, eteree ed ondulate lenzuola fatte di cristalli di ghiaccio. Questa foto è stata scattata il 2 luglio 2011 dall’utente ward9 (Edward) che tanto ha dato al forum di M3V, soprattutto nell’area nuvole.

Quel che resta di una nuvola

Sembra strano, eppure quella che appare al centro dell’immagine non è una nuvola, perlomeno non nel senso stretto del termine. Perché questa in gergo tecnico è solo una “particolarità supplementare” che normalmente sta in qualche modo appesa o attaccata ad una nube. Al momento dello scatto, invece, la nube generatrice non c’era più, tramutata per intero in una cascata di cristalli di ghiaccio che i nefologi chiamano virga (latinorum, ebbene sì!). Ma qual è l’origine della virga? Essa si forma quando le goccioline d’acqua o i cristalli di ghiaccio costituenti una nuvola assumono dimensioni tali da non poter più rimanere sospesi in aria. Si formano così filamenti o strutture colonnari, vere e proprie cascate di acqua o ghiaccio. Attenzione, però: solo nel caso in cui essa evapori o sublimi prima di toccare terra possiamo parlare di virga.
Questa foto l’ho scattata io durante un giro in bici… è difficile che io mi fermi mentre pedalo, a meno che non sia giunto in cima ad una salita. Ma in questo caso valeva la pena di sospendere un attimo la fatica ed immortalare questo fenomeno che, sia pur non raro, è sempre estremamente affascinante.
Resta da chiedersi quale possa essere il genere di nube “madre” della virga. Ebbene, spesso la virga (o virgae, plurale, italianizzato virghe) si forma al di sotto di altocumuli e cirrocumuli. In questo caso, guardando la fetta di cielo visibile nell’immagine e conoscendo le condizioni meteo di quel 10 settembre 2022, ritengo probabile che la nube generatrice sia un cirrocumulo. Sarebbe bastato alzare lo sguardo pochi minuti prima (queste trasformazioni avvengono con una certa velocità) e l’arcano sarebbe stato svelato. Evidentemente ero troppo impegnato a pedalare 😉

La nuvola della morte

Detesto il periodo natalizio perché è freddo, grigio e impregnato di ipocrisia. Per questo pubblico il fenomeno ritratto nella foto proprio in occasione delle vacanze di Natale, con un titolo per nulla beneaugurante. Quello che si vede sullo sfondo è il termovalorizzatore (definizione ingannevole) di Bolzano e quella che si alza nel cielo è una vera e propria nuvola della morte. E non solo perché là dentro, insieme al vapore acqueo che condensa appena uscito dal camino, c’è la morte sotto forma di nanoparticelle “arricchite” di metalli pesanti, diossine e vari composti organici. Quella nuvola (cumulus homogenitus) rappresenta la morte delle speranze che alcuni riponevano in un comportamento umano sostenibile, in una riduzione forte dell’assurda massa di rifiuti prodotti, in un circolo virtuoso di uso e riuso. E niente, si preferisce consumare a ritmi folli buttando poi tutto nel fuoco, illudendosi in una purificazione dei nostri peccati. Purtroppo non è così… e nonostante i sistemi di filtraggio sempre più efficaci (almeno a detta di chi gestisce queste strutture) non si può pretendere che da una camera di combustione grande come una casa in cui viene incenerito praticamente di tutto esca un innocuo effluvio al profumo di rosa, quasi fossimo in una pubblicità patinata!