Energia effimera

Questa foto di un temporale notturno nel cielo di Bolzano mi ha dato la possibilità di rispolverare alcune nozioni che avevo assimilato al liceo scientifico ormai… una vita fa, e che avevo quasi del tutto dimenticato. Ringrazio per questo Gabriele, l’autore dello scatto, che ha passato una serata di inizio agosto 2022 a “cacciare” le migliaia di fulmini che stavano illuminando la città. Ebbene, si parla spesso dei fulmini come di una possibile, enorme fonte di energia pulita. Pensare per esempio che al momento della scarica tra la nuvola temporalesca e il terreno si può arrivare a differenze di tensione di 100 o più milioni di volt fa davvero impressione… il fulmine stesso, poi, è costituito da un flusso di corrente che ha un’intensità di decine o alcune centinaia di migliaia di ampere e scarica a terra una potenza di 500.000 Megawatt, una cifra che si fatica a concepire. Ma c’è un “ma”: un fulmine ha una durata di poche decine di milionesimi di secondi! La cattura di un fulmine, in realtà, permetterebbe di immagazzinare una quantità di energia appena sufficiente a mantenere accesa una lampadina da 100 watt per un paio di giorni, circa 4000 wattora. Qualcuno potrebbe pensare che la soluzione sarebbe allora quella di catturare tanti fulmini, magari tutti quelli che balenano nel cielo italiano in un anno, ma il contributo anche in questo caso si fermerebbe a soli 600-700 GWh (Gigawattora), una frazione minuscola del consumo attuale di elettricità nel nostro paese, che supera abbondantemente i 300.000 GWh annui. Che dire, quindi… godiamoci lo spettacolo e lasciamo alle generazioni future il dilemma: potremo mai sfruttare adeguatamente l’energia dei fulmini?

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